Alternanza scuola-lavoro, boom dei liceali. «Caduto un tabù ideologico»

Il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini presenta i dati del primo anno di alternanza obbligatoria alle scuole superiori. Coinvolti 652 mila studenti: +139%. La Cgil: avvio difficile con alternanza «recitata» in classe e lavoretti estivi non pagati
di Carlotta De Leo e Valentina Santarpia
Non è ancora il traguardo – 1,5 milioni di studenti coinvolti – ma l’obbligo dell’alternanza scuola-lavoro introdotto dalla legge 107 inizia a dare i suoi frutti: sono passati da 273 mila a 652 mila gli studenti coinvolti in stage, +139%, con un vero e proprio boom dei liceali, che erano appena 12.371 nell’anno scolastico 2014/15 e sono diventati oltre 227 mila nel corso del 2015/2016. Buone performance anche nei tecnici, dove si è passati da 31.500 studenti a 140 mila, e nei professionali, dove la crescita, anche se più contenuta, ha portato i ragazzi in alternanza durante l’anno da 45 mila a 87 mila. Effetto della riforma, che ha imposto 200 ore di percorsi di alternanza scuola-lavoro nell’ultimo triennio del liceo e 400 negli ultimi tre anni degli istituti tecnici: e che, con un finanziamento di 100 milioni all’anno, ha allargato la platea delle scuole aperte al mondo dal 54% al 96% .
 
«Il 90 per cento dei ragazzi coinvolti»
«I numeri del primo anno sono incoraggianti e importanti. Nelle classi terze, quelle coinvolte, ha partecipato il 90% degli studenti. Nel triennio contiamo di arrivare a un milione e mezzo di ragazzi: vogliamo abbattere il tabù ideologico che vede la scuola e lo studio separati dal lavoro. Ora i due mondi sono collegati» dice la ministra Giannini. E aggiunge un dato: «La Germania ha un tasso di disoccupazione giovanile del 7,3% contro il nostro 40,3%. È chiaro che dobbiamo creare un collegamento permanente tra formazione e conoscenza per aiutare la nuova generazione a trovare un impiego. Solo così potremo aggredire il nemico più temibile in Europa: la disoccupazione giovanile». Giannini, però, non nasconde qualche problema: «Dopo un primo anno di grande dinamismo, in cui non sono mancate le difficoltà tipiche delle fasi di attuazione, ora dobbiamo lavorare tutti insieme, come sistema Paese, per innalzare sempre di più i livelli di qualità dei percorsi di alternanza». Nella legge di Bilancio, ha riferito la ministra, sono stanziati 100 milioni di euro per il progetto scuola-lavoro, oltre a incentivi per le aziende coinvolte che assumono studenti che hanno fatto l’alternanza.
Un muro ideologico abbattuto
Non è stato sempre facile, soprattutto per i licei che erano praticamente a digiuno della materia, trovare luoghi e attività utili per gli studenti: se infatti il 36% dei neo stagisti ha trovato ospitalità nelle imprese, molti altri si sono dovuti accontentare per ora di attività preparatorie all’interno della scuola, di lavoretti nelle biblioteche (12%), nelle pubbliche amministrazioni (8,5%), nel settore no profit (7,6%), oppure si sono appoggiati a studi professionali, ordini, associazioni di categoria. «L’alternanza è scuola a tutti gli effetti- sottolinea il sottosegretario all’Istruzione Gabriele Toccafondi – per questo deve essere fatta e fatta bene. La scuola è riuscita ad abbattere quel muro ideologico che le derivava dal lavoro, adesso occorre che le aziende e le istituzioni pubbliche ci aiutino. Solo così faremo vera alternanza e aiuteremo i ragazzi».
I percorsi innovativi e gli intoppi 
Il nodo sta nella qualità non sempre eccelsa delle esperienze lavorative in cui sono stati coinvolti gli studenti. Se Accenture, Bosch, Il Consiglio nazionale forense, la Coop, Dallara, il Fai, l’Eni, la Fca, General Electric, Hpe, Ibm, Intesa San Paolo, Loccioni, McDonald’s, Poste Italiane e Zara hanno strutturato percorsi innovativi e vantaggiosi per gli studenti, come sottolinea il ministero dell’Istruzione, in altri casi non è andata così. Come segnala la Cgil, che ha anticipato al Corriere un mese fa i primi risultati di un monitoraggio che verrà presentato oggi pomeriggio, una fetta consistente di studenti ha potuto solo misurarsi con l’alternanza recitata, ovvero con le attività preparatorie in classe. Mentre molti percorsi sono stati spostati al periodo estivo, per non contrastare con i programmi didattici: trasformandosi però così di fatto in lavoretti non pagati, più a vantaggio delle aziende che della crescita formativa degli studenti. 
Carta dei diritti e dei doveri
Proprio per ovviare ai gap della fase iniziale, entro la fine dell’anno sarà pronta la Carta dei diritti e dei doveri degli studenti in alternanza e nelle prossime settimane sarà attivata la cabina di regia Miur-Lavoro. Apre anche un sito dedicato all’alternanza scuola-lavoro, un portale dove trovare informazioni, dati e buone pratiche. A disposizione delle scuole c’è poi il registro nazionale dell’alternanza scuola-lavoro, una piattaforma sviluppata da Unioncamere che per ora raccoglie 500 organizzazioni. Ma servono energie e risorse nuove: ed è in questa direzione che va la formazione dei docenti, con 6 milioni per coinvolgere circa 35 mila professori incaricati di pensare e organizzare gli stage, e gli incentivi fiscali per le aziende che assumono neo diplomati che hanno effettuato esperienze di alternanza nell’anno precedente. L’agevolazione prevista dalla legge di bilancio opera sotto forma di sgravio contributivo per le aziende che abbiano percorsi di alternanza attivi: una spinta per rendere gli stage non occasionali ma funzionali alla collaborazione tra mondo dell’istruzione e mondo del lavoro.
Articolo pubblicato su il corriere.it

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