La sfida della valutazione

Il testo iniziale della Buona Scuola aveva previsto l’azzeramento completo della anzianità di carriera, proponendo per i docenti la progressione soltanto per merito, provocando l’energica reazione dei sindacati.
La consultazione ha dato torto alla proposta di Governo che si è dovuto ricredere sulle anzianità, ma ha riconosciuto ad ampia maggioranza l’opportunità di dare spazio al merito.
La soluzione mista anzianità-merito uscita dalla consultazione, come si sa, è stata recepita dalla legge, e da quest’anno incomincia tra mille incognite la sua strada, superando resistenze e diffidenze nella speranza che gli insegnanti e i loro rappresentanti sindacali ne sappiano fare un uso intelligente e aperto, senza pregiudiziale alcuna.
Attenuata la proposta iniziale di affidare esclusivamente al dirigente scolastico il compito di scegliere i docenti meritevoli, la legge ha previsto la costituzione di un organismo intermedio (il comitato di valutazione) con il compito di stabilire i criteri la cui applicazione da parte del dirigente scolastico consentirà la premialità dei docenti.
Il ruolo del comitato sarà tanto più incisivo quanto più riuscirà a determinare criteri chiari e definiti, riducendo i margini di discrezionalità nell’assegnazione dei premi.
Il Comitato non nasce come organo tecnico, ma piuttosto come organo di politica scolastica nella scuola dell’autonomia.
Rispetto al vecchio Comitato di valutazione, istituito nel lontano 1974 tra gli organi collegiali con i decreti delegati, il nuovo Comitato, proprio per questo, non prevede membri supplenti.
Nelle mani degli 8.500 Comitati di valutazione tra qualche mese ci sarà la responsabilità di sapere e volere voltare pagina, lasciandosi alle spalle un egualitarismo che spesso ha mortificato i migliori, ha spento entusiasmi e ha trattato come uguali i diversi.

Nessun commento ancora

Lascia un commento