“Paolo Borsellino ci ha lasciato patrimonio immenso”: il ricordo di Grasso

Proseguono le celebrazioni in via D’Amelio, a Palermo, per ricordare la strage che uccise il giudice Paolo Borsellino e la sua scorta. Il presidente del Senato Pietro Grasso ha affidato a Facebook un toccante ricordo dell’amico Borsellino, accompagnato da una foto in cui Paolo tiene sulle spalle la figlia.
“Da quella terribile estate del 1992, ogni 19 luglio sento l'esigenza simbolica di raccogliere i pensieri che quotidianamente affollano la mia mente e lasciarli idealmente riposare all'ombra dell'ulivo piantato dove furono uccisi Paolo Borsellino, Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina: il coraggio e la professionalità dei miei ex colleghi, gli uomini e le donne delle forze dell'ordine caduti, le vittime innocenti della mafia, gli anni bui della Sicilia, i soprusi delle cosche, gli errori commessi, i successi conseguiti e, soprattutto, il dolore che sembra essere impermeabile al tempo. Coltivare la memoria del nostro passato, ogni giorno, è fondamentale perché da essa scaturiscono l'orgoglio e l'energia che servono per riscattare la dignità del nostro Paese.
Il 19 luglio 1992, con quell'esplosione che sembrò trascinare via ogni speranza, ci costringe ancora a riflettere, a valutare i risultati, a rinnovare il nostro impegno per la legalità e la nostra fede nella giustizia. Paolo Borsellino è stato un grandissimo uomo, uno straordinario magistrato, un amico. Come tutti i maestri ci ha lasciato un immenso patrimonio intellettuale, etico e professionale: ciascuno di noi, nessuno escluso, ha il diritto e il dovere di trarre dal suo esempio una personale ispirazione, un insegnamento, una ragione per non abbandonarsi all'indifferenza”.
Momenti di tensione questa mattina prima dell'inizio delle commemorazioni: uno scooter posteggiato proprio in via D'Amelio ha creato subbuglio perché non si riusciva a trovare il proprietario. La Polizia stava per sequestrare il mezzo quando è arrivato il proprietario della Vespa scusandosi. Adesso sono iniziate le manifestazioni con i giovani che giocano, cantano e suonano.
"Ieri quando ho sentito che nel luogo 'naturale', il Palazzo di Giustizia, Manfredi ha trovato forza di venire fuori con quelle parole toccanti avrei pianto anch'io. Ma io non riesco più a piangere da 23 anni a questa parte", ha detto stamattina Rita Borsellino in via d'Amelio, commentando le parole pronunciate ieri dal nipote Manfredi Borsellino, figlio di Paolo assassinato a Palermo il 19 luglio del 1992.
Istituzioni e mondo politico, oggi, rendono omaggio al giudice assassinato, mentre non si fermano le polemiche per la presunta intercettazione tra il presidente della Regione Sicilia, Rosario Crocetta, e l’ax assessore alla Sanità siciliana, Lucia Borsellino.
In un intervento sul Sole24Ore , il procuratore della Repubblica di Roma, Giuseppe Pignatone, riflette sulla lezione più grande di Falcone e Borsellino:
"L'eredità più preziosa di Paolo Borsellino e Giovanni Falcone per i giovani magistrati, ma prima ancora per tutti noi cittadini di questo Paese, è il loro esempio: senso delle istituzioni e senso del dovere spinti fino al limite estremo del sacrificio, oltre che, naturalmente, eccezionali qualità professionali e umane", afferma Pignatone, che dei due magistrati vuole sottolineare "la disponibilità ad affrontare le indagini con quello che io chiamo spirito laico, cioè senza pregiudizi di alcun tipo. Questo è tanto più necessario quando oggetto delle indagini sono realtà complesse o addirittura segrete per definizione come sono le associazioni mafiose".
"Un altro punto di riflessione - rileva Pignatone - è l'attenzione alla concretezza del lavoro, al suo risultato in sede giudiziaria. In una delle sue rare interviste Paolo Borsellino ricorda che nel maxiprocesso erano iscritte come indiziate di reato circa 850 persone, ma il rinvio a giudizio fu disposto nei confronti di 475 soggetti, per gran parte dei quali il processo si concluse con l'affermazione di responsabilità e la pronunzia di sentenze di condanna. Una selezione, quindi, tanto attenta quanto rigorosa". "Naturalmente - osserva anche - dalle indagini emergono elementi di conoscenza della realtà sociale, economica e politica attorno a noi ma, almeno secondo me, le indagini si fanno, e si giustificano, per fare i processi ed avere una pronunzia del Giudice su fatti specifici addebitati a persone specifiche".
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Articolo pubblicato su huffington post

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